NINO MAFFEZZONI confinato a Ponza

“E’ una scoperta questo Nino Maffezzoni, pezzese di nascita milanese di adozione, la cui esistenza singolare GIANCARLO MACULOTTI ci ricostruisce con tanto affetto e partecipazione. Il ribellismo giovanile, l’antifascismo militante, il confino e il carcere, il talento imprenditoriale del dopoguerra e, insieme, la passione civile che lo accompagneranno fino alla morte.

L’intero percorso di una vita mai doma, mai conformista ci viene restituito attraverso tracce rimaste delle lettere, delle testimonianza della sua donna amatissima, dei documenti sepolti negli archivi dello Stato, da cui Maculotti ha estratto le relazioni dei carcerieri, i verbali di polizia giudiziaria.

C’è da essere orgogliosi che la terra bresciana abbia prodotto uomini di questa tempra, vittime a schiena dritta di una stagione di persecuzione e di umiliazione, testimoni irriducibili di un bisogno non negoziabile di libertà. Un uomo davvero singolare, Nino Maffezzoni, sarcastico e ironico, salace e mordace, come lo ricordò, in una lettera commovente, la sua adorata Ivetta.

Autodidatta innamorato dei libri, ostinato promotore di cultura, nonostante le frequenti delusioni provate in un Paese che si avviava, nel dopoguerra, verso un consumismo dilagante e narcotizzante. Deluso e polemico soprattutto con i suoi compaesani di Pezzo, la terra tanto amata e odiata, che copriva di invettive per il loro conformismo bigotto. Leggiamo sfoghi, nelle sue lettere, che raggiungono quei vertici di moralistico furore rintracciabili in alcune pagine de La cognizione del dolore, laddove Gadda si scaglia contro i contadini della Brianza, la terra della sua infanzia, benché fosse “terra di gente e di popolo, vestita di lavoro”. Terra abbandonata, ma mai dimenticata.

Le lettere – e qui entriamo nel cuore del libro di Maculotti – sono quelle destinate da Maffezzoni all’autore. Il vecchio ribelle, risentito e appassionato, che è emigrato altrove, dialoga con il giovane maestro rimasto al paese, a promuovere la Biblioteca Popolare, ad animare la cultura presso i giovani, a diffondere don Milani, a promuovere gli ideali della sinistra. C’è un legame forte che emerge nel libro tra il vecchio e il giovane. C’è un nocciolo duro che li lega, irriducibile e identitario, che si può definire nel modo migliore con un termine tedesco che va oggi di moda tra gli storici e i sociologi: heimat. Heimat, ci dicono i dizionari, è la patria intesa come lo spirito, le radici. le identità di un popolo. Dobbiamo essere grati a Giancarlo Maculotti, perché il suo lavoro ci restituisce, nello stesso tempo, la storia di un uomo, e la cultura della comune patria pezzese.

 

Presentazione al libro di Pierangelo Ferraricopertina-nino-maffezzoni